Entrata in Napoli di Vittorio Emanuele II Napoli, 6 novembre 1860 Ministero di Grazia e Giustizia, b. 2354, II, c. 1

E. GIN, Vittorio Emanuele a Napoli. (1860)
Acquarello.
ASNa, Archivio Borbone, vol. 2515

Noto episodio della storia risorgimentale è l’incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II avvenuto il 26 ottobre 1860. Su-perato il fiume Volturno Garibaldi si fermò con i suoi volontari presso Teano, al bivio di Taverna Catena, dove incontrò il re Vittorio Emanuele che sfilava con le sue truppe in di- rezione di Napoli: d’ora in poi le operazioni di guerra sarebbero state condotte dall’esercito regolare.

L’epoca delle conquiste di Garibaldi si era ormai conclusa, mentre bisognava urgentemente ristabilire a Napoli l’ordine politico e sociale mettendo fine al governo dittatoriale. Non essendoci  alcuna  forte  personalità  napoletana cui affidare le  sorti  del Mezzogiorno,  il governo di Torino incaricò Luigi Carlo Farini di reggere le province meridionali. Il Farini che già si era interessato dei problemi dell’unifica-zione amministrativa, prima di arrivare a Napoli si consultò con vari uomini politici napo letani e decise di dare vita ad un governo di transizione con il compito di riportare l’ordine in attesa dell’elezione del nuovo Parlamento. Farini  non volle assumere  un ruolo dittatoriale, ma ricoprì la carica di Luogotenente generale con il quale collaborava un consiglio di uomini esperti delle esigenze del paese. Farini istituì,  inoltre,  una Consulta  generale  costituita da trenta membri chiamata ad esprimere parere sui provvedimenti di carattere generale ed il cui operato non fu visto di buon occhio temendo  che  si  trasformasse  in  un Parla-mento. Le  leggi  elettorale,  sulla  stampa,  di pubblica sicurezza, emanate durante la luogotenenza Farini rispettarono in pieno il modello legislativo piemontese.

L’incontro del 26 ottobre 1860 ebbe il significato generale di adesione alla politica di casa Savoia, deludendo le aspettative di coloro che speravano nella fondazione di una repubblica di stampo mazziniano.

Calava così il sipario sui Mille e sul loro generale che da solo dimostrò pubblica riconoscenza ai volontari: il re e l’esercito regolare non presero parte ai vari atti solenni nei confronti dei garibaldini.

Garibaldi, invece, fu al fianco di Vittorio Emanuele quando fece il suo ingresso ufficiale a Napoli il 7 novembre 1860, come fu annunciato dal ministro dell’Interno al ministro di Grazia e Giustizia. Il generale accompagnò il re nel suo itinerario alla reggia ed al duomo. Nella appena ribattezzata piazza del Plebiscito vennero coperti i monumenti equestri di Ferdinando IV e Carlo di Borbone. L’8 novembre nella sala del trono di Palazzo Reale presentando i risultati del plebiscito Garibaldi proclamava Vittorio Emanuele re d’Italia. Cessava così la sua autorità, mentre gli veniva offerti titoli nobiliari, promozioni e doni che rifiutò. All’alba  del 9 novembre 1860 Garibaldi  la sciava Napoli per ritirarsi in solitudine a Caprera.